Alla morte di don Divo Barsotti (Firenze, 15 febbraio 2006) i giornali cattolici italiani scrissero che era morto ""l'ultimo mistico del '900"". Il termine ""mistico"" vuole indicare un uomo particolarmente unito a Dio o, meglio, uno che lo ha ""conosciuto"", per quanto sia possibile entrare nel Suo ineffabile mistero. Conoscerlo però significa anche vivere la conseguenza di questo rapporto, perché se Dio è amore, il coinvolgimento della relazione con Lui è totale. Dio non si presta a essere guardato e descritto come qualcosa di esterno, non è un oggetto da scoprire, ma è piuttosto il soggetto che si fa conoscere. Il mistico è dunque l'oggetto del pensiero di Dio, il punto terminale del suo amore. Il mistico è uno che ""patisce"" Dio, che viene vinto, e la cui vita viene trasformata da questo incontro.
Nella sua lunga vita, don Divo ha tentato sempre di dire qualcosa del suo impatto con Dio, come se questa fosse la sua missione; ha scritto molto. Ha comunicato e parlato, pur rimanendo sempre nascosto nel suo eremo sui colli fiorentini. Prendere in mano uno dei suoi testi significa entrare nel dialogo tra l'anima e Dio, fare un passo verso la luce, e necessariamente farsi coinvolgere. Von Balthasar ebbe a dire che Divo Barsotti aveva la capacità di rendere nuove le cose già conosciute, e per questo motivo dava al cristianesimo stesso un'aria di rinnovamento che il teologo svizzero definisce addirittura ""inaudito"".
Andrzej Budzinski è stato toccato quest'aria e vi si è gettato, respirando a pieni polmoni. Ha accolto la proposta di Divo Barsotti, è diventato un suo ascoltatore e discepolo, si è consacrato al Signore nella comunità da lui fondata, lo ha letto e studiato.
Questo primo testo che egli propone non è un libro ""su"" don Barsotti, ma una visione d'insieme sulla vita cristiana letta anche attraverso l'esperienza spirituale e mistica del sacerdote toscano. In fondo ciò corrisponde a quanto lo stesso Divo Barsotti avrebbe voluto: non si esalta l'uomo, ma ci si rivolge a Dio, usando l'esperienza degli altri autori per elevarsi, per vedere meglio, per purificare la propria intelligenza, per orientarsi più decisamente. Andrzej Budzinski aveva già e ha tuttora una notevole conoscenza del sapere teologico, conosce la Sacra Scrittura e gli scritti dei Padri e dei santi: egli non ha fatto altro che rimeditare sul mistero cristiano cercando di coglierne la potenza del suo lato ""mistico"" e spirituale, necessario per vivere il cristianesimo nella sua dimensione vera, ossia quella della santificazione dell'uomo e della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo risorto.
Se il cristianesimo viene inteso solo nei suoi risvolti sociali, antropologici o umanitari, si livella su una dimensione orizzontale perdendo le sue radici, svilendosi, e alla fine smarrendo anche il proprio significato. Gesù è venuto nel mondo non per sistemare meglio le cose, ma per rivelare il volto del Padre, per salvare gli uomini di tutti i tempi con la sua morte e resurrezione - che si fa presente ogni giorno nell'Eucaristia - e di conseguenza per invitare gli uomini alla conversione e alla divinizzazione nello Spirito Santo, in una vita che sia trasformata dalla grazia divina.
Di questa prospettiva, don Divo Barsotti fu un formidabile interprete. Andrzej Budzinski ci aiuta a incamminarci in questa via per essere immersi in quella vita ""mistica"" che, alla fine, è la vera dimensione dell'uomo.
Non c'è altra tristezza nel mondo - scriveva Leon Bloy - se non quella di non essere santi.
La via tracciata è questa: la nostra santificazione.